Piccoli frammenti di microplastiche non si trovano solo in superficie, ma anche tra i 200 e i 600 metri di profondità. Infatti, secondo un nuovo report redatto dall’Università di Barcellona e pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, è possibile rinvenire sempre più grandi quantità di rifiuti in fondo al mare e, tra le aree mappate, quella dello stretto di Messina presenta un’alta densità di rifiuti sui fondali. Gli studiosi parlano di più di un milione di oggetti per chilometro quadrato in alcune delle zone più critiche.
Lo studio si basa fondamentalmente sui dati raccolti nel 2018 e diffusi in un meeting scientifico sul marine littering. Si legge nel rapporto, “negli hotspot di rifiuti sul fondo marino giacciono tante quantità di plastica, reti e attrezzi da pesca, metallo, vetro, ceramica, tessuti e carta. In generale si stima che il 62% dello sporco accumulato sui fondali sia costituito da plastica, che come noto può essere trasportata dalle correnti su lunghe distanze”.
Secondo gli scienziati, la quantità di rifiuti dispersa nell’ambiente e che finisce in mare potrebbe aumentare in maniera esponenziale nei prossimi anni. Ci sono ancora vaste aree del fondo marino da esplorare e mappare. E i risultati delle indagini in altre aree potrebbero rivelarsi ancora più preoccupanti. Ed è proprio per questo che il nostro Mare ha bisogno di essere tutelato.
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