Che il Mar Mediterraneo fosse inquinato a causa delle presenza di plastica non è una novità, ma, recentemente, ad allarmare gli scienziati sono state le forti concentrazioni di microplastiche ritrovate nei fondali marini del Mar Tireno.
La cattiva notizia arriva da una ricerca condotta dalle Università di Manchester, Durham e Brema, insieme al Centro oceanografico britannico (Noc) e all’Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del mare (Ifremer). Lo studio dimostrerebbe come nei fondali del Tirreno – tra Toscana, Lazio, Sardegna e Corsica – sia presente la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nei mari.
Secondo il team di ricercatori, che si è concentrato soprattutto sugli hotspot di microplastiche presenti nei fondali marini, sono stati ritrovati “livelli di microplastiche mai registrati sul fondo marino, con fin a 1,9 milioni di frammenti su una superficie di un solo m2”.
Molto interessanti sull’argomento sono le testimonianze dell’autore dello studio, Ian Kane dell’università di Manchester, il quale spiega che “praticamente tutti hanno sentito parlare dei tristemente noti “vortici di rifiuti” di plastica che galleggiano nell’oceano, ma siamo rimasti scioccati dalle forti concentrazioni di microplastiche che abbiamo trovato nei fondali marini. “Grazie a questo studio”,- continua il ricercatore – “abbiamo scoperto che le microplastiche non sono ripartite uniformemente nella zona di studio, ma che vengono distribuite da potenti correnti di fondo che le concentrano in certe zone”.
Secondo i ricercatori “queste correnti possono concentrare le microplastiche in enormi zone di accumulo dei sedimenti” chiamati appunto hotspot di microplastiche, evidenziando che “questi hotspot sembrano essere gli equivalenti di profondità di quelle che conosciamo come“garbage patches”. In questo caso parliamo, dunque di vere isole di spazzatura presenti sui fondali.
Le microplastiche trovate sui fondali marini sono costituite soprattutto da fibre provenienti dai vestiti e da altri prodotti tessili che non venendo filtrati in maniera efficace negli impianti di depurazione, penetrano con più facilità in fiumi e mari.
Questo studio è molto importante in quanto rivelerebbe per la prima volta il legame diretto tra il comportamento delle correnti di fondo e le concentrazioni di microplastiche dei fondali marini. Secondo gli scienziati, “questi risultati aiuteranno a prevedere la costituzione di altri hotspot di microplastiche a grande profondità e orienteranno così la ricerca sull’impatto delle microplastiche sulla vita marina”.
Intanto quello che noi cittadini possiamo fare nella nostra vita quotidiana è ridurre il più possibile l’utilizzo della plastica monouso. Anche e soprattutto in questo momento di emergenza Coronavirus.