Si tratta di un progetto di economia circolare molto ambizioso, che prevede di trasformare il legno di bambù in polpa di cellulosa per realizzare oggetti monouso a impatto zero, portato avanti dall’Università La Sapienza di Roma in collaborazione con Forever Bambù e Alter Eco.
La produzione dei primi oggetti monouso in cellulosa di bambù è prevista entro il 2024: saranno riciclabili nell’umido se sporchi o nella carta se puliti. Il bambù è un materiale resistente e sostenibile, utilizzato sia in ambito alimentare che industriale. In particolare, le foreste di bambù gigante assorbono 36 volte più CO2 rispetto a qualsiasi foresta tradizionale. Inoltre, un ettaro di bambù equivale a circa 20 ettari di foreste tradizionali e pur tagliando ogni anno il 30% della foresta non viene pregiudicato il raccolto dell’anno successivo, poiché la foresta si rigenera ogni anno con nuovi germogli.
“Gli studi che già da un anno stiamo portando avanti con La Sapienza sulla coltivazione organica e biodinamica del bambù sono la base migliore per pensare di raggiungere questo grandissimo obiettivo – commenta Mauro Lajo, Amministratore Delegato di Forever Bambù – Avere contenitori monouso compostabili sarebbe una vera svolta nel progressivo abbandono della plastica monouso e nella gestione dei rifiuti”.
“Per noi questo nuovo binomio ha molteplici vantaggi e in primis l’azzeramento di CO2 dovuta all’importazione di materiale da trasformare – Aggiunge Claudia Corazzi, Amministratore Unico di Alter Eco Pulp – Le caratteristiche di rinnovabilità e non stagionalità del bambù rendono la biomassa sempre disponibile: davvero una rivoluzione che non vediamo l’ora di vedere realizzata”.
Fonte: www.teleambiente.it